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Il mio nome è

 Il mio nome è Frank de Jung
Frank Gonella

Wingsbert House 2015

La scheda del libro qui

 

La casa editrice Wingsbert ci propone un thriller d’azione e introspezione. Il romanzo Il mio nome è Frank de Jung catapulta il lettore all’interno del mondo dell’alta finanza, delle banche, di investimenti e fondi fantasma costruiti ad hoc per moltiplicare all’infinito un capitale fatto di nada, parola ricorrente nel romanzo, come un mantra ossessivo, a definire il tutto e il niente di cui siamo circondati. Una sorta di nichilismo ricondotto all’attualità. Un romanzo, come dice l’autore in un’intervista, che “racconta i nostri tempi in cui il capitale e i terroristi usano la stessa logica, che è quella di creare il panico per poter dominare le masse”.

Il mio nome è Frank de Jung – solo i patrimoni generano ricchezza

Sul biglietto da visita di Frank de Jung, è scritto: alternative asset advisor, espressione che  la lingua italiana traduce in “consulente di risorse alternative”.
Frank ha solo 33 anni, è già conosciuto come il miglior consulente a livello mondiale per transazioni in cui sono in gioco miliardi di dollari.

Dove c’è bisogno d’inventare una storia per far girare i soldi, tenendo tutti puliti, chi i soldi li mette, chi li custodisce e chi li usa, c’è Frank.

Dubai

È venerdì, Dubai domina con i suoi grattacieli il deserto degli Emirati Arabi. Frank deve concludere un contratto di investimento per conto di un gruppo di miliardari kazaki, perché l’Africa è terra di conquista per capitalisti senza scrupoli. Un affare in cui sono coinvolte banche vecchie e nuove, fondi cinesi, norvegesi, arabi, avvocati belgi, londinesi. Un mondo fatto di lupi, dove per sopravvivere devi predare.

Il contratto, in tutti i suoi 138 articoli, “è un mix perfetto di evasione, elusione e riciclaggio a quindici sistemi fiscali”. Un’operazione curata nei minimi dettagli, salvo l’imprevedibile: il funzionario responsabile del conto di garanzia a cui era stata affidata la transazione del denaro viene assassinato la notte di venerdì. Frank non è disposto a rinunciare all’affare, convinto che qualcuno dall’interno abbia fatto il doppio gioco. E’ una corsa contro il tempo fino alla mezzanotte della domenica, termine ultimo per scoprire chi ha tradito e per farlo Frank mette a rischio i suoi soldi e la sua stessa vita, ovvero il nada.

Due miliardi che girano in un attimo, quaranta milioni di dollari che entrano nelle tasche di Frank. Ma di questo denaro non gli importa nulla. Ciò che conta per lui è solo la velocità con cui tutto si trasforma e cambia, questo denaro che diventa altro denaro e trascina nella corrente la vita di tutti quanti. Solo lui, come Rudolf Hess, chiuso nel carcere di Spandau, ultimo alchimista, non ha nulla a che fare con questo mondo che va a pezzi.

L’azione parte da Dubai un venerdì imprecisato, si sposta a Helsinki, a Londra, nella campagna del Lussemburgo, per chiudersi a Parigi, un viaggio fra i lupi dell’alta finanza che si sbranano a vicenda, che dura il tempo di un fine settimana. Un finale che non dà certezze “perché è inutile cercare un senso”.

Frank de Jung non è l’eroe classico, anzi lui sa, volutamente, come rendersi sgradevole. Frank, lucido e surreale, combatte per se stesso, è isolato, cupo, chiuso nel mondo che si è creato perché è l’unico che gli consente di sopravvivere, circondato dalle sue due ossessioni: l’amore per un trans e l’ammirazione per Rudolf Hesse, il gerarca nazista relegato per anni nel carcere di Spandau. Maniaco, nella sua introspezione, Frank “non ama le case: le case sono l’infanzia, le case sono la famiglia, le case sono la morte, cose che esistono solo nei romanzi russi o di ebrei newyorkesi.”
Il libro si legge d’un fiato sul filo di una trama coinvolgente, nonostante già dalle prime pagine la lingua settoriale, degli ambienti economico/bancari, potrebbe frenarne il ritmo per chi non è un esperto. Ma, i colpi di scena che si susseguono catturano il lettore fino all’ultima pagina. La narrazione è portata avanti con continui flash back che servono a legare i fili con cui è intessuto passato e presente. Pochi flash bastano a dare un’idea della personalità di Frank de Jung e del suo vissuto.

Un libro che, al di là della finzione narrativa, fa riflettere.
Consigliato a chi ama porsi delle domande, a chi non crede a tutto quello che diffondono i media, a chi non conosce il linguaggio economico bancario e vuole capirci qualcosa, ai difensori della lingua italiana, come me, che possono comunque ricredersi, se assaliti dalla noia, perché la lingua non è un sistema immutabile, ma è in movimento continuo, una scambio fatto di dare e ricevere.

Giusi R.

La Ubik di Monterotondo festeggia il terzo compleanno insieme a

Maurizio de Giovanni
In fondo al tuo cuore
Inferno per il commissario Ricciardi
Einaudi Stile libero Big

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La libraia Lucia Garaio legge il messaggio di Marco Piva dei Corpi Freddi

Sono passati sei libri dalla prima inchiesta del commissario Ricciardi e nel frattempo il personaggio è cresciuto, si è andato sempre più delineando ed è cresciuta la sofferenza che accompagna la sua vita e le sue inchieste. Ancora più profondo appare, in questo ultimo romanzo, “il senso del dolore” del commissario, quel “fatto” come lui lo chiama, la capacità di vedere l’ultima immagine e ascoltare l’ultimo pensiero di chi muore per morte violenta.
La forza motrice delle situazioni emotive che danno vita ai personaggi e alle inchieste di Ricciardi sono le stagioni, gli elementi della natura, le ricorrenze.

Dopo la Settimana Santa di Vipera, quest’ultima inchiesta investigativa del commissario Ricciardi è ambientata nell’estate rovente, anzi infernale, del 1932, considerata la più calda del secolo, e in particolare nella settimana che precede il 16 luglio, giorno in cui si festeggia la Signora Bruna, la Madonna del Carmine.

IMG_1048.modif Maurizio de Giovanni legge il capitolo sul caldo che si chiude con l’emblematica frase Il caldo quello vero viene dall’inferno

Se l’inchiesta sembra il filo conduttore che porta il lettore al nome dell’assassino non è detto che sia la forza che anima il romanzo. La sua bellezza risiede nella capacità dell’autore di ricreare un mondo che è esistito, che è passato, e che lui fa rivivere pagina dopo pagina, parola dopo parola, personaggio dopo personaggio. “Una folla di personaggi – dice Toni Servillo – a volte più numerosa tra i fantasmi che non tra le persone vive”. E poi i vicoli, le piazze, i profumi delle antiche pietanze, il panorama di Napoli, quello che gli occhi della nostalgia possono ammirare solo allontanandosene.
Massimo Carlotto a proposito di questo libro ha parlato di “una commedia umana che ricorda i Comandamenti di Viviani e le ‘cantate’ di Eduardo“. Penso anche a Emilio de Marchi e al suo Il cappello del prete, alla messa in scena di un affresco preciso e circostanziato con la sua umanità spicciola e operosa. Anche il romanzo di De Marchi, uno tra i primi romanzi polizieschi in lingua italiana, racconta di un delitto compiuto in nome della fame e dell’amore che secondo il commissario Ricciardi sono gli elementi scatenanti di tutti i delitti.

“Il Fatto gli aveva insegnato che la fame e l’amore sono all’origine di ogni infamia, in tutte le forme che possono assumere: orgoglio, potere, invidia, gelosia. Sempre e comunque, la fame e l’amore”. (Il senso del dolore)

In fondo al tuo cuoreIl biglietto da visita dei libri di Maurizio de Giovanni sono il titolo e la copertina e In fondo al tuo cuore si presenta ai lettori con l’immagine emblematica di un cuore, un ex voto d’oro, da donare per grazia ricevuta. Il romanzo si apre con un incipit filmico che riesce a esasperare il pathos degli ultimi minuti di un uomo che sta per morire, tramite la tecnica narrativa che dilata il tempo: da pochi secondi a una dimensione interiore atemporale.

Nei giardini del Policlinico della Regia Università di Napoli, vicino a uno dei padiglioni, viene rinvenuto il cadavere del professor Tullio Iovine del Castello, direttore della Cattedra di Ginecologia. L’uomo probabilmente è caduto dalla finestra del suo studio, al quarto piano della palazzina. L’incarico di seguire le indagini è affidato al commissario di pubblica sicurezza Luigi Alfredo Ricciardi affiancato dal suo fedele aiuto, brigadiere Maione.
Anche per questo delitto lo sguardo di Ricciardi non manca di soffermarsi sul “fatto” che trasferisce al commissario l’ultimo pensiero del morto, “quasi un sussurro dolce Sisinella e l’amore, l’amore e Sisinella, Sisinella e l’amore, l’amore e Sisinella. “

Sulla scrivania del professore nessuna lettera d’addio, solo una piccola scatola che contiene un anello d’oro con inciso un nome “Maria Carmela”, ma c’è una seconda scatola con un anello simile su cui è inciso il nome “Sisinella”. I due anelli e i due nomi, insieme a quel pensiero rimasto sospeso nell’attimo della morte, sono il punto di partenza delle indagini di Ricciardi, alle prese questa volta anche con i suoi intimi tormenti: la malattia della tata Rosa, l’allontanamento della innamorata Enrica e la corte insistente di Livia. Lo stesso Maione è afflitto da un sospetto che lo rode e gli fa assaporare i morsi della gelosia, oltre ai fastidi che già gli infligge il suo particolare informatore, Bambinella.

Fra personaggi vecchi e nuovi, fra i vicoli di Napoli e il mare di Ischia, fra il caldo infernale e i preparativi di una ricorrenza attesa dal popolo, fra la melodia del bel canto e gli addii struggenti, seguiamo i passi di Ricciardi in un mondo ricostruito con precisione di sfumature e di atmosfere.

Dice Maurizio de Giovanni che In fondo al tuo cuore è il terzo romanzo della quadrilogia delle feste, a cui doveva fare seguito un quarto libro il cui tema sarebbe stato la festa di San Gennaro. Aveva pianificato tutto, aveva iniziato a scriverlo ed era soddisfatto. Arrivato a un terzo della storia, però, il romanzo ha preso un’altra piega. I personaggi o li fai lavorare o li fai vivere. Ad alcuni dici: fai il regista teatrale e il personaggio segue le tue indicazioni. Con i personaggi indisciplinati, come Bambinella o la stessa Enrica, si fa un’altra scelta. A questi personaggi non puoi dare indicazioni. La scelta in questo caso è di lasciarli vivere. A quel punto i personaggi se ne sono andati per conto loro e hanno ampliato il terzo romanzo. E allora In fondo al tuo cuore è diventato più lungo degli altri. E questo sarà l’ultimo sulle feste.

In fondo al tuo cuore oltre ad essere più lungo è anche diverso dagli altri perché nel romanzo l’autore ha introdotto il personaggio dell’ufficiale tedesco che fa la corte a Enrica. Alla fine del 1932 il partito nazista vinse le elezioni e salì al potere, 10 anni dopo Mussolini. Il partito fascista era per la Germania un modello. Un passaggio storico interessante da raccontare. Nasce così la figura del Maggiore Manfred von Brauchitsch, della cavalleria del Reichswehr, che corteggia Enrica.

A proposito dell’ambientazione minuziosa e illustrativa come una cartolina, che spesso sovrasta la storia, a Napoli i libri che raccontano Napoli sono letti in maniera differente. Si dà maggior peso alla storia, mettendo in secondo piano la scenografia.

-Credo che lo scrittore debba rimanere all’interno del proprio libro e basta. Poi ha chiaramente una vita privata, delle opinioni. Da parte mia io rimango solo uno che racconta storie.

-Per il futuro ho pensato che poteva essere interessante fare una serie di tre libri incentrati ognuno su una canzone napoletana, non usandola come colonna sonora, o come tema narrativo, ma come spirito del libro. Vediamo se me lo fanno fare gli editori e i personaggi. Io non conto quasi niente.

-I magistrati lavorano per trovare e punire il colpevole. La cronaca nera racconta i fatti. La narrativa nera cerca di raccontare i perché. Sposta nell’anima del colpevole il motivo per cui si è sviluppato il crimine facendolo partire dall’interno, dal pensiero.

Alla mia domanda se, come ha iniziato a scrivere per caso, smetterebbe di scrivere per caso Maurizio de Giovanni risponde che lui prima di essere uno scrittore è soprattutto un lettore. Senza leggere non potrebbe vivere perché leggere è come viaggiare.

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Il firma copie all’aperto

Giusi R.   Foto MESTIERELIBRO

L’autore
Maurizio de Giovanni nasce nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Nel 2005 vince un
concorso per giallisti esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario
Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Dedica al personaggio un ciclo di romanzi,
pubblicati da Einaudi Stile Libero, che comprende Il senso del dolore, La condanna del
sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia e Vipera (Premio Viareggio,
Premio Camaiore). Nel 2012 esce per Mondadori Il metodo del Coccodrillo (Premio
Scerbanenco). I Bastardi di Pizzofalcone (Einaudi Stile Libero 2013) con cui è iniziata la
nuova serie ambientata nella Napoli contemporanea, ha avuto enorme successo di
pubblico e critica. Tutti i suoi libri sono tradotti o in corso di traduzione in Francia,
Germania, Inghilterra, Spagna, Russia, Danimarca e Stati Uniti. De Giovanni è anche
autore di racconti a tema calcistico sulla squadra della sua città, della quale è
visceralmente tifoso, e di opere teatrali.

CIMG9003È la sera della finale dei mondiali di calcio e nessuno si aspetta in libreria un pubblico attento e partecipe come quello che accoglie l’esuberante Catena Fiorello e il duo musicale Bassvoice Project formato dalla originale voce di Silvia Barba e dal sound virtuoso del basso elettrico di Pippo Matino.

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Catena Fiorello è qui per presentare il suo ultimo libro Un padre è un padre edito da Rizzoli, ma in questa insospettabile serata oltre che di libri si parla di musica, di famiglia, d’amore, di padri, di nonne, nipoti e alla fine anche di mondiali di calcio, in un atmosfera che ha il calore della famiglia.

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FiorelloPADRE300dpiIl libro
Paola durante un viaggio in treno incontra un anziano signore che le riporta alla memoria il suo strano e inconsueto rapporto con il padre che ha conosciuto quando aveva già 22 anni. Con un salto indietro nel tempo la donna ritorna all’estate del 1982 e inizia a raccontare la storia di quell’incontro. Così conosciamo la madre Angela, dolcissima e tenace, la costante presenza della nonna, Antonio lo zio ribelle, Sandy e Milena le due amiche inseparabili, Mariella, l’invadente e insostituibile vicina di casa, Riccardo il primo amore di Paola, cinico e viziato, Lorenzo che gli contende il cuore di Paola e infine Roberto, quel padre tanta atteso che non riesce a manifestare del tutto i suoi sentimenti per la figlia appena ritrovata. In parte affettuoso, in parte reticente innesca in Paola dubbi e perplessità. A fare da sfondo i paesaggi siciliani, la lingua antica, i vicoli, il mare, i profumi. Un mondo fatto di piccole cose che unite l’una alle altre acquistano un valore immenso.

CIMG8998Catena Fiorello ha la capacità di raccontare i sentimenti in maniera semplice, alla portata di tutti. Il romanzo Un padre è un padre ha un impianto narrativo ben strutturato, anche se a tratti la scrittura non trova un suo ritmo, e si perde nel racconto dell’unica voce di Paola che sembra quasi dilungarsi in digressioni e pensieri che altrimenti apparirebbero più vivaci. Le voci degli altri personaggi sono come coperte, nascoste e non riescono a rivendicare il loro spazio. Il movimento della narrazione sembra subire un arresto anche quando non dovrebbe né potrebbe esserlo.

L’amore, l’odio e Dio sono le emozioni che guidano questa storia e da cui, dice l’autrice, è partita la sua voglia di raccontarla. E se la scrittura ha qualche sbavatura di banalità, se i colori gli anni ottanta scivolano in pennellate leggere, se i personaggi rimangono rarefatti condensati nell’unica voce di Paola, l’amore, l’odio e Dio sono l’asse portante e insostituibile di questo romanzo.

CATENA FIORELLO vive a Roma. È autrice, tra gli altri, di Picciridda (2006) e, per Rizzoli, di Casca il mondo, casca la terra (2012) e Dacci oggi il nostro pane quotidiano (2013).

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Silvia Barba firma le copie del cd del Bassvoice Project

 

 

 

 

 

 

Domenica 29 giugno alle ore 18 presso la libreria Ubik di Monterotondo lo scrittore Matteo Strukul presenterà il suo thriller storico

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La giostra dei fiori spezzati. Il caso dell’angelo sterminatore

Matteo Strukul

2014, 284 p., rilegato

Mondadori  (collana Omnibus)

Disponibile anche in eBook

Incipit

La città era un unico, grande polmone scuro che respirava sotto la coperta di neve candida.

La città è Padova, siamo nel 1888 e in una notte gelida, lungo il fiume Piovego che attraversa il popolare borgo del Portello, zona periferica e malfamata della città, viene trovato il corpo straziato di una prostituta.

Ad occuparsi del caso è chiamato l’ispettore Roberto Pastrello che trascina nella difficile indagine il suo vecchio amico Giorgio Fanton, cronista di giudiziaria, insieme all’inquietante criminologo e alienista Alexander Weisz, paladino della giustizia e in particolare difensore delle donne.
I tre amici iniziano a esplorare l’ambiente della prostituzione. Incappano in Toni Cortèo, tenutario di una casa di tolleranza al Portello, dove si prostituiva la prima vittima del “predatore”, come lo chiama Weiz. A guidarli l’affascinante zingara Erendira, bella, misteriosa, ambigua. Unico indizio: tutte le donne uccise hanno il nome di un fiore.
A contrastare le indagini ci pensa Marco Zancan, cronista del quotidiano progressista «Il Veneto». Con i suoi articoli dai toni scandalistici attacca l’operato dell’ispettore Pastrello, incitando alla rivolta gli abitanti del Portello.

Gli ingredienti del noir gotico ci sono tutti e ben miscelati fra indagini storiche, legali e politiche, in una Padova che scopriamo insospettabile, per nulla inferiore alla Londra di Dickens e di sir Arthur Conan Doyle, o alla Parigi di Balzac. E uno dei temi sociali di fondo di questo romanzo è la violenza nei confronti delle donne, soprattutto quelle più indifese e vittime del degrado.

Per dare un volto al feroce omicida, che firma i suoi delitti inscenando il macabro più crudo, Matteo Strukul si serve di tre eroi, diversi fra loro ma complementari: Giorgio Fanton, buongustaio, amante della musica e delle donne ma soprattutto della bella Erendira. Roberto Pastrello, energico e determinato, laureato in giurisprudenza insieme all’amico Giorgio, ha preferito la carriera nella Pubblica Sicurezza. Figura più controversa è Alexander Weisz che incarna il superuomo geniale e maledetto, misantropo, consumatore di laudano, eroe carismatico, vittima lui stesso, ma in grado di penetrare la mente malata dell’assassino.

La forza di questo libro risiede nella capacità di raffigurare con un lessico ricercato e diretto una Padova ottocentesca, caratterizzata in un suo preciso momento storico e dipinta con il bianco della neve, il rosso del sangue, il nero della notte.
Vediamo i personaggi muoversi con disinvoltura lungo stradine, argini del fiume, ponti, piazze, palazzi, viali e sullo sfondo, la pancia del diavolo, il Portello con i suoi bassifondi, contrappunto del celebre Caffè Pedrocchi, ritrovo di intellettuali e uomini politici, chiamato Il caffè senza porte perché rimaneva aperto a tutte le ore del giorno.
La realtà storica e l’immaginario dell’autore si fondono in un’idea narrativa che è la materia stessa del racconto. La lingua e lo stile ricalcano, attualizzandoli, gli autori e i temi di riferimento, come Dan Simmons e il suo triller storico Drood ambientato nella Londra dark e misteriosa del 1860 che ha come protagonisti due scrittori amici/nemici come Charles Dickens e Wilkie Collins.
Matteo Strukul, con un lavoro autoriale di studi e ricerche storiche riesce a fare sua una materia già rivisitata, è in grado di lavorarla, rilocalizzarla, fino a renderla originale.
Anche se mette in scena il macabro, Strukul indugia sui particolari senza quella ossessione stilistica del noir spinto all’immagine estrema, dove nulla è lasciato all’immaginazione ma ogni dettaglio è esplicato.

Nelle pagine conclusive del libro Alexander Weisz dichiara “L’uomo è in tutto e per tutto uno dei più grandi misteri che la natura abbia concepito nel proprio disegno”. Con queste parole mi allaccio a una citazione di Umberto Eco “La società può uccidere ma anche risanare”. Il romanzo si chiude con lo scioglimento del nodo che, inasprendone i conflitti, si era stretto come un cappio attorno alla città di Padova.

Joe Lansdale dice di Matteo Strukul, come riportato sulla copertina del libro

“È una delle voci più importanti del nuovo thriller italiano”

Ma se Joe Lansadale è pulp, macabro, irriverente, il suo pregio è di non prendersi troppo sul serio. Spesso i suoi truculenti personaggi agiscono in situazioni talmente surreali da trasformare l’horror e lo splatter in grottesco.

Giusi R.

Matteo Strukul è nato a Padova nel 1973. Scrittore e sceneggiatore di fumetti italiano è ideatore e fondatore del magazine Sugarpulp. Scoperto da Massimo Carlotto, ha pubblicato per le edizioni E/O, Collezione Sabot/Age, i romanzi pulp-noir La Ballata di Mila e Regina nera (entrambi semifinalisti al prestigioso Premio Scerbanenco / La Stampa). I libri hanno per protagonista la bounty hunter Mila Zago e sono in corso di pubblicazione in 16 Paesi nel mondo fra cui Stati Uniti, Inghilterra, Australia e India. Dai romanzi è stata tratta la serie a fumetti Red Dread, sceneggiata da Matteo e disegnata da Alessandro Vitti, vincitrice del Premio Leone di Narnia come miglior serie a fumetti italiana del 2012.

Il testamento del papa

Giulio Leoni

Il testamento del papa

Casa Editrice Nord

432 pagine  2013

€ 14,90

Il racconto prende l’avvio il primo aprile del 999, a ridosso dello scoccare dell’anno mille con tutte le sue angosce per la fine annunciata, e arriva al 1928 con l’aggiunta di una breve sosta nel 1648. Il primo giorno di aprile del 999 Gerberto d’Aurillac è appena stato incoronato papa con il nome di Innocenzo II e ha ricevuto in dono, dall’imperatore bizantino Basilio II, una statua di donna costruita in metallo dorato e decorata di smalti. Gerberto, il papa “mago” dell’anno Mille, uomo colto e sapiente, ha studiato alla scuola d’oriente e ha in progetto di far risorgere la gloria di Roma dall’oblio ma è attirato anche dalle enormi possibilità della statua che sembra avere il dono della parola.

 Cesare Marni è un architetto che nel 1928 gestisce un negozio di antiquariato in via dei Coronari a Roma. I clienti sono pochi, ma l’infausta necessità di denaro lo costringe a quel lavoro che gli assicura una piccola entrata e la possibilità di utilizzare il retrobottega come abitazione e studio. Un giorno si presenta al negozio un operaio edile per chiedere un expertise. Ha con sé la foto di un’antica statua di donna, di probabile età imperiale, trovata durante gli scavi al cantiere dei Fori. L’uomo dice di averla già venduta, anche se teme di essere stato imbrogliato. Inizia per Marni la caccia all’oggetto, fatta di inseguimenti mozzafiato fra maghe, spie, polizia e servizi segreti in una Roma labirintica che nasconde reperti e misteri. Ma la statua è molto più di reperto archeologico, è un oggetto magico, vecchio più di mille anni, che accende la passione antiquaria dell’architetto. Nell’affannosa ricerca Marni entra in contatto con strani personaggi, come Zirka l’illusionista che arrivava dalla Germania, o il professor Attilio Venantini e sua figlia Marcella seguace delle idee futuriste, o lo stesso conte Desmondi che ha acquistato la statua ma è da tempo ricercato dalla polizia politica. Riuscirà Cesare Marni, con l’aiuto dell’intrepida Marcella, a ritrovare la statua che nasconde al suo interno il testamento di papa Innocenzo II, con le indicazioni per svelare il segreto del tesoro di Augusto? Molti gli ostacoli che intralciano la caccia perché molte sono le persone interessate al tesoro. Ma non sempre tutto è come sembra e quello che appare chiaro in un primo momento l’attimo successivo ritorna a rintanarsi nell’oscurità. La ricerca dell’oggetto, e soprattutto del misterioso conte, spinge Cesare Marni a rischiare la vita e non una volta sola, mentre intorno a lui si susseguono morti misteriose e sparizioni, travestimenti e corse mozzafiato in tandem o in moto, in aereo ma anche su treni in corsa.

La lettura de Il testamento del papa fatta a livello di gioco o evasione può essere divertente, ma non approfondisce i raccordi intricati del gioco narrativo e può lasciare più di un interrogativo insoluto. E se la curiosità spinge a continuare a leggere questa storia intessuta di mistero e avventura, pagina dopo pagina, senza interrompersi mai, occorre anche lasciare insinuare nelle maglie dell’azione un minimo spazio dedicato alla riflessione.

Un romanzo che si divora tutto d’un fiato, ma che si assapora anche attraverso il gusto per i dettagli che l’autore dissemina qua e là, sfidandoci a seguirlo nei suoi excursus storici o a scoprire i trucchi che da buon esperto di magia nasconde dietro le parole. E così incontriamo i Jinn, demoni del deserto arabo, o il culto di Marte Ultore, la bella e infame Marozia o la fata Melusina

Ancora una volta Giulio Leoni ci stupisce con la sua fantasiosa inventiva e l’esattezza storica che lo caratterizza. Il suo pregio consiste nel riuscire e incastonare questi due elementi e a creare una realtà immaginaria in cui si è spinti a proiettarsi sin dalla prima pagina dei suoi libri.

E se, come asserisce l’autore, il tema del romanzo è interrogarsi sulla veridicità storica della nascita delle leggende, raggiunge lo scopo facendo dialogare con la storia l’architetto Cesare Marni, personaggio di fantasia già protagonista di altri due suoi romanzi E trentuno con la morte…, e Il Cabaret del Diavolo. Ma Giulio Leoni dà spazio a un’altra protagonista, la città di Roma, viva e pulsante in tutta la sua bellezza millenaria, anche se può apparire relegata a scenografia di fondo. Roma con le sue macerie sepolte come gli strati di un palinsesto, che se li gratti riportano alla luce la loro verità nascoste. E il romanzo, proprio come Roma, è costruito a livelli stratificati che con un sapiente lavoro di ricerca nasconde abilmente sotto la narrazione di superficie più di una curiosità. Non a caso il luogo deputato per il ritrovamento della statua nascosta da Innocenzo II è proprio nel vecchio quartiere Alessandrino sorto alla fine del XVI secolo sulle rovine archeologiche degli edifici imperiali, destinato ad essere a sua volta cancellato dal progetto urbanistico di recupero archeologico dei Fori.

anteprima da sfogliare

Il testamento del papa

Lettura consigliata agli spiriti irrequieti ma anche a quelli riflessivi che non si lasciano ingannare dalle apparenze. Un personaggio del libro, citando Edgard Allan Poe dice “Non c’è modo migliore di nascondere una cosa del metterla sotto gli occhi di tutti”.

Buona lettura

Giusi R.

Maurizio De Giovanni  alla libreria Ubik di Monterotondo

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Nonostante l’assolato pomeriggio di fine luglio in molti hanno atteso l’arrivo di Maurizio De Giovanni, segno che l’autore è molto amato dai suoi lettori. Un successo frutto di simpatia e buona capacità di imbastire storie noir.

I Bastardi di Pizzofalcone2013 Stile libero Bigpp. 328 € 18,00

ISBN 978880621573

Ma partiamo dall’esordio di questo autore, avvenuto con la scrittura di un racconto e l’invenzione di un personaggio, il Commissario Ricciardi, che acquisterà spessore e carattere definitivi con Il senso del dolore, primo romanzo di una serie di successo. L’ambientazione è la Napoli fascista degli anni ’30.

Chiacchierando con i lettori De Giovanni non manca di accennare alla polemica annosa fra letteratura impegnata e letteratura di genere dove per letteratura di genere, compresi gialli e noir, s’intende una letteratura di serie B. Una classificazione che dovrebbe essere superata quando in un romanzo, impegnato o di genere che sia, venga apprezzata la qualità e la resa. E dopo lo straordinario successo del commissario Ricciardi, De Giovanni sente la necessità di cambiare epoca, non genere, lasciando sempre come sfondo la città di Napoli. Nasce così Il metodo del coccodrillo, che vede l’ispettore siciliano Giuseppe Lojacono, detto il cinese per i suoi tratti somatici, catapultato in una Napoli contemporanea, causa un’infamante accusa di un collaboratore di giustizia.

I Bastardi di Pizzofalcone inizia dove finisce l’inchiesta del Coccodrillo, brillantemente risolta da Lojacono. Frequenti i richiami al precedente romanzo per riprendere la storia là dove era terminata, ma questa volta è volontà dell’autore raccontare di un’intera squadra investigativa, ispirandosi ai racconti di Ed Macbain.

Pizzofalcone, uno dei più antichi commissariati della città, si estende da un lembo dei Quartieri Spagnoli fino al lungomare. Quattro mondi, dal basso proletariato alla cerchia aristocratica.

L’Incipit è compreso in una sola parola, mare, elemento che riempie aria strada cielo. Il mare in burrasca, le raffiche di pioggia e vento, la tempesta. Fenomeni atmosferici che turbinano nei pensieri e nella coscienza di un assassino, oscillando fra colpa e necessità. Fenomeni atmosferici di cui si serve De Giovanni per legare i suoi introversi personaggi e l’ambientazione delle loro storie alla città di Napoli.

La voce narrante si alterna alle voci interiori di quei personaggi la cui identità, ignota al lettore, si scoprirà nel procedere del racconto. Una folla variegata di umanità ben inserita nel contesto narrativo tanto da renderlo perfettamente credibile. De Giovanni riesce a creare uno spaccato di realtà non lontana da come appare ogni giorno ai nostri occhi.

Fra tutti spicca proprio La squadra del Commissariato di Pizzofalcone. Sette elementi, compreso il commissario, due investigativi già in forza e quattro scarti di altri commissariati della città. L’appellativo di bastardi lo ereditano dai colleghi che li hanno preceduti e che un anno prima si erano spartiti una parte di una grossa partita di cocaina sequestrata.

La missione del nuovo commissario Gigi Palma è ridare dignità ai suoi uomini. L’occasione giusta si presenta con l’inchiesta dell’omicidio di Cecilia De Santis, moglie di un apprezzato notaio della città. L’incarico è affidato a Lojacono, accompagnato da Marco Aragona, inquietante agente scelto, capace di guidare al limite della pazzia.

Nel frattempo agli agenti Di Nardo e Romano tocca scoprire chi è la bellissima ragazza spiata dalla vecchia del palazzo di fronte, mentre l’anziano vice commissario Giorgio Pisanelli coltiva la sua mania di indagare sull’ambiguità di una serie di suicidi. A proposito di questi suicidi-omicidi De Giovanni legge l’episodio della donna dai capelli grigi, suicidata sotto la metropolitana. Passo emotivamente coinvolgente, ma forse carico di una punta di enfasi.

Nel complesso l’intreccio di storie e umanità è condotto con mano esperta, che ha acquisito una certa dimestichezza con il genere, allargando al modello classico dell’inchiesta un approfondimento caratteriale e psicologico che mostra vivi i personaggi, anche quelli che hanno dignità di sole comparse.

Giusi R.