Ritornano i consigli di lettura di Maria Civita D’Auria.
Si tratta questa volta dell’esordio letterario di Barbara Chiappa, già premiata per i suoi racconti, che si cimenta per la prima volta con la forma romanzo, dando un’eccellente prova di scrittura.
L’INGORDA
Autore: Barbara Chiappa
Edizioni: Ianieri
Collana: Notturni
Formato: 13×21 cm
Edizione: novembre 2021
Pagine: 216
Prezzo: 17 euro – formato Kindle 9,99 euro
ISBN: 979-12-80022-79-0
L’Ingorda è il romanzo di esordio di Barbara Chiappa, di carattere storico, ispirato alla vita di Louise Weber, in arte “La Goulue”.
La famiglia di Louise
Louise Joséphine Weber (1866-1929) nasce a Clichy-la-Garenne nel Basso Reno, e vive un’infanzia e un’adolescenza difficili. La madre Madelaine Coutade fa la lavandaia. Ogni mattina, con il suo sacco pieno di panni dei signori da lavare, si dirige verso la riva della Senna insieme ad altre lavandaie che maledicono il mondo intero. Madelaine ha ribrezzo per questo lavoro e odia suo marito per la vita che è costretta a fare. Però non si rassegna e spera in una rivincita. Dagobert, il marito, è un uomo bonario e un bravo carpentiere. Tutte le sere torna a casa sporco di malta e calce, peccato sia sempre completamente ubriaco. E questo comportamento scatena l’ira di Madelaine. La piccola Louise ha una sorella di nome Marie Anne, molto composta e dedita alle faccende di casa. Il fratello Henry, invece, è una testa calda e dà fastidio a chiunque, soprattutto a Louise che chiama culona.
L’abbandono
In effetti Louise è una bambina un po’ paffuta e goffa. Di questi tre figli, Louise è la meno amata, anche se è quella che sente più bisogno di affetto. La madre, che non corrisponde tutto questo amore, è la sorgente di quel senso di vuoto che accompagna Louise per tutta la vita amareggiando la sua esistenza. La madre, oltre ad essere lavandaia, consegna a domicilio i panni stirati nelle case dei signori, confezionandoli come dolci di pasticceria. Una mattina Madelaine bussa alla porta di un cliente nuovo, il signor Chambres, un uomo non giovane, scuro di capelli, un po’ grasso; con lui entra subito in confidenza anche se l’uomo, in breve tempo, mostra l’intenzione di sedurla. Madelaine non rifiuta le sue avance e i due continuano ad amarsi per diverso tempo. Ben presto Madelaine forma una nuova famiglia con il signor Chambers, e dal loro rapporto nasce una bambina. Questo nuovo evento la porta, in un giorno qualunque, a lasciare i suoi tre figli e il marito, fonte di tanta infelicità.
Il talento per il ballo
Dagobert cerca di essere un buon padre tanto che asseconda le inclinazioni della figlia per il ballo. Louise per tutto il giorno si lancia in piroette, passetti e salti e presto partecipa a uno spettacolo per l’infanzia all’Élysée Montmartre, patrocinato dall’attrice Céleste Mogador e dal già celebre Victor Hugo, dimostrando un precoce talento per il ballo e la Mogador invita il padre di Louise a farle continuare gli studi di danza. Così la ragazza comincia a sognare di diventare una vera ballerina. Ben presto però accade un fatto inaspettato per i Weber.
Dallo zio paterno
Dagobert nell’estate del 1870 viene reclutato per combattere nella guerra contro la Prussia. I tre bambini vengono affidati a un istituto religioso, quello delle suore della carità in Rue Du Bac dove trascorrono un periodo abbastanza felice. Louise ama molto le suore per cui è contenta di questa sistemazione. Però Dagobert viene ferito in battaglia e subisce l’amputazione delle gambe, ma non sopravvive. Così i tre fratelli si trasferiscono a Saint-Ouen a casa dello zio paterno Georges. Quest’uomo è solo, non si è mai sposato, forse anche a causa di una menomazione al braccio sinistro dovuta alla poliomielite, che gli ha evitato l’arruolamento. Lo zio Georges con i piccoli Weber cerca di formare una nuova famiglia, ma Henry si rivela sempre più ribelle e trova di continuo occasioni di litigio. Così viene allontanato da Saint-Ouen. Lo zio diventa molto tenero con le nipoti, ma la notte le molesta chiedendo loro delle prestazioni sessuali. Louise pensa che questo è lo scotto da pagare per la permanenza in casa del parente, che si è offerto di accogliere le due orfanelle.
La fuga a Parigi
Louise non vuole stare al gioco dello zio e decide di andare via. Quando giunge a Parigi è Jean che le offre il suo aiuto, lo ha conosciuto quando aveva 13 anni e il giovane faceva ancora il “soldatino”. Jean le trova una piccola stanza in cui alloggiare, addossata al Sacre Coeur. Iniziano a stare insieme ma a causa delle velleità di Louise, che vuole frequentare locali notturni e ballare, la convivenza finisce male. Louise comincia nuovamente ad avvertire quel senso di vuoto già provato durante i primi anni della sua vita che ha cercato di colmare con il cibo e con il sesso, passando tra le braccia di tanti uomini.
Mouline de la Gallette
Tra questi c’è Charlot, che le apre le porte del successo. Questi è un ragazzo grosso, muscoloso che Louise conosce al Mouline de la Gallette, uno dei locali più peccaminosi della città. Qui l’atmosfera è spensierata e allegra. Si mangia, si bevono fiumi di vino, si canta e si balla e si ascolta musica. Inizialmente Charlot le fa da accompagnatore e ballano insieme quasi tutto il giorno. Louise ama questi locali, perché è grazie a questo clima che può dare sfogo alla vivacità del suo carattere. Si lancia nelle quadriglie, cominciando anche lei ad alzare la gamba in galop, movimento con il quale le più sfacciate lasciano intravedere la sottogonna di pizzo e trine. Presto Louise va a vivere con Charlot e grazie alle sue conoscenze posa per il famoso pittore Renoir. Un giorno mentre balla, come sempre al Moulin de La Gallette, viene notata da Ferdinando Beert, in arte Fernando che vuole Louise come ballerina per uno dei suoi numeri al circo di cui è direttore. Louise accetta molto volentieri. Pochi giorni dopo, sul fondo dei cartelli che tappezzano i muri di Parigi, tra gli altri artisti, compare anche il suo nome.
L’incontro con Touluse-Loutrec
Tra un ballo e l’altro, diventa famosa in città e presto torna al Mouline de la Gallette come ballerina ufficiale. Adesso Louise è sempre più disinvolta, mostra le gambe nude sotto i merletti della sottana e provoca gli uomini che si trovano tra il pubblico, facendo volar via i loro cappelli dalla testa con un movimento secco del piede. A questo punto conosce Touluse-Loutrec, il petit home, artista proveniente da una delle migliori famiglie di Parigi che si è insediato nel discutibile quartiere di Montmartre. Presto comincia a frequentare il suo atelier, perché ne diviene la modella. Dopo aver posato per Renoir, nota la profonda differenza di carattere fra i due artisti. Mentre il primo si è dimostrato chiuso e freddo, Touluse non fa altro che parlare, ridere e scherzare. I due diventano grandi amici.
La Goulue al Moulin Rouge
Touluse vuole far ballare Louise al Moulin Rouge che ha aperto i suoi battenti il 6 ottobre 1889. Per la gioia dei due uomini d’affari Joseph Oller e Charles Zidler il locale diventa il più grande ritrovo notturno della capitale. Ai piedi delle colline di Montemartre il locale è riconoscibile tra mille perché è completamente rosso ed è un mulino dalle grandi pale mobili. Anche l’interno è lussuoso ed eccessivo. Per l’esibizione di Louise, Toulouse ha preparato un manifesto dove la donna è raffigurata su fondo giallo, circondata da silhouette nere con il nome Goulue scritto al centro. Louise mentre balla è spettacolare, e coinvolge il suo pubblico. Passa tra i tavoli, siede sulle ginocchia degli uomini, beve dai bicchieri mezzi pieni. Il pubblico maschile va in visibilio. Si alza in piedi, batte le mani e urla: “Goulue, Goulue!” Quando Louise si ritira nel camerino prende coscienza che ormai è una donna molto lontana dalla piccola giovane fanciulla, un po’ goffa e impacciata che si affacciava sui primi palcoscenici. Ormai è la Goulue, l’ingorda, ed è la regina del Can-Can.
Una volta coronato il suo sogno, quale sarà la vita di Louise Weber?
La storia dell’ingorda si rende interessante per il modo di affrontare vari aspetti: quello familiare, quello della situazione femminile (le donne cominciano ad affrancarsi dall’uomo), quello pittorico e quello teatrale, dal momento che negli anni della Belle Epòque a Parigi i teatri vivono il loro massimo splendore. In una Parigi in pieno sviluppo sociale, culturale e artistico, che in Francia dura dal 1870 fino alla seconda guerra mondiale, la gente scopre il piacere di uscire dopo cena, chiacchierare nei caffè, assistere a spettacoli teatrali. E tra il pubblico più scelto, vi sono anche i cosiddetti bohèmien, pittori squattrinati, che girano per le strade di Parigi alla ricerca di modelle, spesso prostitute. La stessa Louise è stata una di queste.
Barbara Chiappa è stata in grado, usando una scrittura visiva, di sottolineare il percorso narrativo attraverso lo sguardo, di riportare in vita personaggi distanti nel tempo, ma circondati da magiche atmosfere. Un racconto dove l’uso dei sensi rende vivida ogni scena.
La bambina affondò la forchetta sulla punta, ne tagliò un bel pezzo e lo mise in bocca, vorace. Sentì subito la cannella e un po’ dell’acido delle mele, poi irruppero la crema pasticcera e la sfoglia croccante, che le squarciarono il palato. Non aveva mangiato mi nulla di così buono.
Lo stile del racconto è scorrevole nonostante i tanti personaggi che lo animano e i molteplici avvenimenti che si susseguono a ritmo sostenuto. La lettura non risulta mai noiosa, al contrario, il lettore attratto dalle avventure di Louise e dalla capacità narrativa dell’autrice, sfoglia vorace, direi quasi con ingordigia, dalla prima all’ultima pagina, rapito dalle vicende di questo splendido ritratto di donna.
L’autrice
BARBARA CHIAPPA è Laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università di Roma “La Sapienza” e in Scienze dell’Educazione presso l’“Istituto Progetto Uomo, Università Pontificia Salesiana”, gestalt counselor a mediazione artistica e drammaterapeuta, coordinatore e formatore in servizi dedicati a persone svantaggiate e docente di scuola superiore di secondo grado. Seconda classificata nel 2014 con il racconto ‘O vascio al “Premio Arthè” e prima classificata nel 2019 nell’ambito della manifestazione “Liberi sulla carta” con il racconto Confini. Dal 2015 è giurata di “Librinfestival”, maratona letteraria che premia i mestieri del libro. L’ingorda è il suo primo romanzo.
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