Il libro che oggi ci consiglia Maria Civita d’Auria si può considerare un classico della letteratura inglese. Una lettura consigliata per conoscersi, andare oltre il proprio vissuto e avvicinarsi alla sofferenza e alla capacità di affrontarla e trasformarla in consapevolezza.
Il quinto figlio
autore Doris Lessing
ed. Feltrinelli
genere narrativa
Pag. 166
Euro 10,00
ISBN: 978-8807893247
Harriet e David
Harriet e David si conoscono a una festa aziendale. Tre ditte collegate, che in un modo o nell’altro hanno a che fare con l’edilizia, hanno unito le loro forze per organizzare questo mega-party dove partecipano circa duecento persone, in occasione della fine dell’anno. Harriet lavora nel settore vendite di una ditta che produce materiali per l’edilizia, David fa l’architetto. Harriet è molto bella. Ha capelli scuri e ricci e gli occhi azzurri dallo sguardo dolce. I suoi lineamenti sono forti e il corpo è solido. David è un giovane esile con il viso tondo e ingenuo e soffici capelli scuri. Sembra ancora più giovane della sua età. Nessuno dei due dimostra di partecipare con gioia a questo evento e difatti se ne stanno per conto loro con un bicchiere in mano, a guardare perché non sopportano il gran baccano e il chiasso di quella sera. I colleghi non ci fanno caso perché più o meno tutti li giudicano antiquati, vecchio stampo e retrogradi e difatti i due giovani sono fuori tempo.
Il matrimonio
Siamo negli anni ‘60 e tutti parlano di libertà mentre i due giovani sono molto conservatori. Come se sentissero di avere molte cose in comune, i due si attraggono come una calamita. Iniziano a parlare e subito si sentono in perfetta sintonia, perché hanno le idee simili in tutti i campi, ma soprattutto concepiscono nello stesso modo la vita coniugale. Ne segue un breve fidanzamento e poi subito un matrimonio. Per vivere insieme acquistano una grande casa vittoriana, a una distanza ragionevole da Londra dove è ambientata la storia. È a tre piani, completa di attico, piena di stanze, corridoi, pianerottoli. Tutto lo spazio che ci vuole per un mucchio di bambini, che hanno intenzione di avere. Questa casa è al di sopra delle loro possibilità, ma i due giovani sono fiduciosi. Durante le feste natalizie, la Pasqua e le vacanze estive questa loro nuova abitazione si riempie di amici, parenti e vi sono anche i genitori dei due giovani, molto diversi fra loro.
Le famiglie
Dorothy, la madre di Harriet è vedova di un chimico, ha come unico scopo nella vita quello di andare a trovare la figlia, anche per sfuggire alle quattro mura del suo appartamentino, costretta ad abitare dopo la morte del marito. Non si lamenta di questa sua situazione, lei è una donna schietta, sana, generosa e di bell’aspetto. Ha una zazzera di riccioli color acciaio. Il viso è tondo, le guance rosa e ha due splendidi occhi azzurri. I genitori di David, invece, sono divorziati. Il padre, James Lowatt, è un uomo ricco, un costruttore navale, che passa la vita a bordo di uno yacht. È uno sportivo e veste come tale. In seconde nozze ha sposato Jessica, una donna molto giovanile, snella e abbronzata, con i capelli corti, quasi gialli. È molto eccentrica anche nell’abbigliamento perché preferisce colori molto vivaci. La vita di James e di Jessica è sempre stata caratterizzata da una grande disinvoltura nei confronti del denaro. Al contrario di Molly, madre di David e del patrigno Frederick Burke che è un accademico, uno storico. Lui e Molly vivono in un grande edificio cadente a Oxford e sono molto parsimoniosi. Anche il loro abbigliamento è un po’ dimesso, senza nessuna concessione alla moda. David preferisce l’oculatezza dei Burke, ma è il padre James a pagare l’ipoteca della casa e a elargire molti soldi al figlio, aiutandolo in ogni occasione.
Nascono i figli
Anche se David, secondo il mondo britannico, figura qualche gradino più in alto rispetto ad Harriet, per la coppia non è alcun problema. Nel giro di pochi anni e a distanza di poco tempo l’uno dall’altro mettono al mondo quattro figli: Luke, Helen, Jean e Paul tutti con riccioli biondi, occhi azzurri e guance rosa. Anche se le gravidanze non sono facili, Harriet e David sono al culmine della gioia perché sentono di aver raggiunto il loro obiettivo, quello di creare una famiglia felice. A compromettere questa situazione idilliaca è la nascita del quinto figlio. A Natale del 1973 Harriet si accorge di essere di nuovo incinta. Ma questa gravidanza si presenta più difficile delle altre. Anche David ne è consapevole. Il feto ha movimenti bruschi, batte improvvisi colpi sulla parete uterina lasciando David incredulo e Harriet stravolta ed esausta.
La gravidanza difficile
Il rapporto fra i due coniugi si incrina, non è più quello di un tempo. Per un nonnulla Harriet perde le staffe, scoppia in lacrime e si sente respinta perché David non si sdraia più accanto a lei, nel lettone, a sentire i movimenti di questa nuova vita, a darle il benvenuto con il suo modo di fare, partecipe e affettuoso. Inevitabilmente tra lei e David si crea una grande distanza perché il dolore, le lacrime non erano nei loro programmi. Ormai Harriet pensa al feto come un nemico che arriverà in casa. La situazione è diventata ingestibile. David cerca delle bambinaie a Londra ma i quattro bambini, senza contare il quinto in arrivo, costituiscono un ostacolo insormontabile. Alla fine è Dorothy, la mamma di Harriet, ad aiutare la figlia e a far fronte alle difficoltà.
Harriet consulta il medico
A causa dei calci da parte del feto che sembra deciso a squarciarle il ventre, Harriet si reca dal dottor Brett, un uomo all’antica, non più giovane, dall’aria perennemente stanca, ma molto professionale. Le dice che il bambino è molto grosso ma ancora nella norma e che è un bambino pieno di vita. Le prescrive dei tranquillanti che sono un’ancora di salvezza per Harriet, che inizia ad abusarne decisa a sedare il feto, per poter dormire e stare più tranquilla durante la giornata. Presto si rende conto che questo rimedio è blando perché i dolori continuano a tormentarla, soprattutto di notte, quando si alza a precipizio e corre piegata in due, fuori dalla stanza, come per fuggire dai terribili spasmi che la tormentano. Avrà avuto ragione il dottor Brett che ha giudicato la gravidanza nella norma?
La nascita di Ben
A dispetto delle parole del medico, tutti si rendono conto della diversità del feto alla sua nascita. Ben, così hanno deciso di chiamare il nascituro, non si può definire un bel bambino. È muscoloso, giallastro, lungo. Ha le spalle curve e la schiena ingobbita. La fronte è sfuggente e per capelli ha un ciuffo giallastro. Le mani sono grosse e pesanti. Gli occhi sono giallastri e opachi. Ha la sindrome di Down e il dottor Brett dirà di lui che è un bambino cibernetico. Ad Harriet sembra uno gnomo, uno spirito maligno o qualche altra creatura malefica. Memore di quello che ha passato quando l’aveva in grembo, non riesce a provare amore. Per lui prova solo pietà. Anche David, il padre perfetto, evita di toccarlo. I quattro fratelli lo fissano sbalorditi perché così diverso da loro. Alla nascita di questo bambino manca l’atmosfera festosa, il senso di trionfo, lo champagne. Tutti sembrano tesi, allarmati e mantengono le distanze. Ben è anche molto forte e manifesta molto presto la voglia di camminare da solo (lo farà a nove mesi) e quando non vi riesce scoppia a piangere con quel suo verso che sembra un ruggito o un barrito.
Ben diventa ingestibile
Crescendo Ben sviluppa un carattere aggressivo e violento. Rompe il braccio al fratello Paul, uccide un cane e un gatto, lanciando gridolini di trionfo. Quando la situazione degenera e non è più gestibile si decide di mettere Ben in un Istituto. In seguito a questa decisione Harriet non riesce a dormire per l’orrore e il senso di colpa. Amici e familiari la trattano come fosse una criminale, tutti la condannano in silenzio. Ben è stato portato in una località del nord dell’Inghilterra e presto Harriet decide di andare a trovarlo. Ma una volta raggiunto l’Istituto si rende conto che è un lager. Come gli altri ospiti anche Ben è sdraiato su un materasso di gommapiuma verde, privo di sensi perché sedato e imprigionato in una camicia di forza, circondato da escrementi. Harriet, contro il parere di tutti lo riporta a casa. Una volta tornato in famiglia quale sarà il futuro di Ben e dei suoi familiari? Di un Ben respinto da tutti?
La società e il diverso
Viene spontaneo pensare alle parole dell’autrice: “Se nel ventesimo secolo venisse al mondo un elfo, una creatura di un’ altra epoca? Nella nostra società apparirebbe “cattivo”, portatore di male”. Non tutti sanno che il portatore di Handicap ha una propria sensibilità, delle proprie emozioni e sentimenti. E come si scrive in Scienze tecniche mediche applicate all’Handicap, dell’Università Pontificia Salesiana, l’handicap non va giudicato come “carenza”, “mancanza”, “insufficienza” perché queste persone hanno altre capacità. Da qui il termine diversamente abili per definirli. Tali soggetti possono ottenere immensi benefici se sostenuti da progetti di sviluppo e di potenziamento delle loro qualità, con grandi vantaggi per la loro vita privata e sociale. Ciò non significa negare la diversità e la presenza di disabilità o menomazioni, ma vuol dire spostare il focus di analisi e intervento dalla persona al contesto, per individuarne gli ostacoli e operare per la loro rimozione. La finalità dell’inclusione è favorire condizioni di vita dignitose, inserendo e coinvolgendo queste persone in un sistema di relazioni soddisfacenti in modo che esse possano agire, scegliere, giacere e sentire riconosciuto il loro ruolo e le potenzialità di cui sono dotate.
Perché leggere “Il quinto figlio”
Questo romanzo fu pubblicato per la prima volta nel 1988 dall’autrice britannica Doris Lessing (1919-2013) insignita del premio Nobel per la letteratura nel 2007. Un premio perfettamente meritato perché in queste pagine l’autrice ci ha ha reso partecipi del tema profondo della diversità, oltre a tratteggiare un ritratto di donna, quello di Harriet, davvero molto toccante. Il romanzo è breve, consta di 176 pagine e non è suddiviso in capitoli. Questa scelta stilistica non appesantisce la narrazione, anzi, la rende molto coinvolgente, grazie a una scrittura semplice, piacevole e lineare che permette al lettore di apprezzarne ogni sfumatura, dai primi anni felici della coppia, alla nascita di Ben, dalle sue avventure, spesso divertenti, ai particolari più tragici e struggenti.
Doris Lessing (1919-2013) è nata a Kermanshah, in Iran, e ha vissuto fino a trent’anni in Zimbabwe (allora Rhodesia). Nel 1949 si è definitivamente trasferita in Inghilterra. Ha vinto il premio internazionale Grinzane Cavour Una vita per la letteratura nel 2001 e il premio Nobel per la letteratura nel 2007.
Maria Civita D’Auria ha frequentato i corsi di archeologia, storia dell’arte e scrittura creativa presso l’Università Popolare Eretina e ha collaborato come giornalista esterna per la rivista NOIDONNE, MINERVA, EPOCA con interviste a personaggi di cultura e spettacolo. Attualmente scrive per i blog «mestierelibro», «Gli scrittori della porta accanto» e pubblica racconti per il blog «Writer Monkey». Ha vinto diverse edizioni dei concorsi letterari della Montegrappaedizioni di Monterotondo ed è arrivata più volte finalista per la stessa casa editrice. Invece è arrivata finalista con il racconto di “Gianna e Nicoletta” alla terza edizione del concorso letterario RacconTIAMO della Valletta edizioni. A giugno 2023 è risultata prima classificata al premio Nomentum Ars Primo concorso di scrittura creativa anno 2023 con il racconto I galeotti interamente in dialetto romanesco.
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