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Dopo averci fatto fare un salto nell’Ottocento con La giostra dei fiori spezzati (qui la recensione) è tornato, alla libreria Ubik di Monterotondo, Matteo Strukul per presentare un nuovo capitolo della saga di Mila Zago. Eroina contemporanea, bounty killer del nord-est padano, Mila continua a sorprendere i suoi lettori in Cucciolo d’uomo – la promessa di Mila, terzo romanzo della serie, che segue La ballata di Mila e Regina nera. La giustizia di Mila.
Ma partiamo dall’inizio con La ballata di Mila

La ballata di Mila, Matteo Strukul

 

La ballata di Mila
Matteo Strukul
Edizioni E/O
Collana: Sabot/age
ISBN: 9788866320166
Pagine: 224
Data di pubblicazione: 24 agosto 2011
prezzo di copertina 17,00 Euro
Disponibile in eBook

 

Mila Zago è cresciuta inseguendo la sua vendetta, educata dal nonno che l’ha istruita allenata sostenuta, ora è pronta ad affilare le lame, per affrontare e distruggere chi le ha cancellato l’infanzia. L’autore ce la presenta in tutta la sua fisicità.

Mila è uno schianto: statura media, dreadlock rossi, occhi verdi, bella da mozzare il fiato, spietata da averne terrore.

Il personaggio di Mila Zago esordisce in libreria nel luglio del 2011 con il titolo La ballata di Mila, primo romanzo della serie e primo di Matteo Strukul, a inaugurare la collana Sabot-age della casa editrice E/O. Il romanzo, semifinalista al Premio Scerbanenco 2011, ha vinto il Premio speciale Valpolicella 2011.

La copertina del libro, su uno sfondo rosso sangue, riporta l’immagine di una ragazza con lunghi dreadlock rossi, gli occhi chiusi ad aspettare la morte e una pistola puntata alla nuca. Un ritratto che la lettura del libro ribalterà del tutto.
Alla narrazione lineare dei fatti si alterna il diario/confessione di Mila in una sorta di flash back. L’espediente consente al lettore di conoscere l’evoluzione di una bambina, figlia di un investigatore di polizia, che si trasforma in killer spietata, dopo l’uccisione del padre e lo stupro subito da parte degli assassini.
La gang criminale di Rossano Pagnan deve contendersi il territorio del nord est italiano con la mafia cinese dei Pugnali parlanti di Guo Xiaoping in una sorta di duello all’ultimo sterminio, ma i due criminali non hanno messo in conto la vendetta di Mila, preparata in anni di lunghi estenuanti e fruttuosi allenamenti. Le azioni procedono a ritmo incalzante che non concede tregua, come il piano di vendetta di Mila, organizzato nei minimi dettagli. Azione e diario si alternano con ritmi e stili distanti e distante dalla Mila vendicatrice appare la Mila che si narra alla Dottoressa Chiara Berton.
La lingua del racconto di pura azione è quella dei fumetti, fatta di iperbole, ironia, grottesco in un incrocio di pulp, western, horror, noir. L’intento è far emergere i personaggi fumettistici dallo stereotipo, per tentare di abitare la realtà. Il romanzo è narrato da Strukul con uno stile che riproduce scenari e tecniche cinematografiche. L’autore ricorre a tagli netti, crude sequenze mozzafiato, onomatopee, attinge al pulp letterario e filmico di Joe Lansdale e Quentin Tarantino là dove le situazioni, anche più cruente, sono stemperate da una gradazione ironica, di denuncia critica nei confronti di una società in cui convivono e spesso si spalleggiano criminalità e legalità.
Strukul utilizza sequenze velocissime da road-movie e proprio la colonna sonora del film Easy Rider di Dennis Hopper, ritroviamo citata nell’explicit del romanzo:

La voce bassa e piena di John Kay cominciò a far rotolare le prime parole di Born to be wild nell’abitacolo.

Incipit
Chen strinse gli occhi. Due fessure sottili su cui gocciolava liquido rosso. Dai tagli profondi sulla fronte il sangue scendeva creando un velo che gli offuscava lo sguardo.
Una promessa di morte.

Il passaggio da ricordare

Un istinto strano si fece largo un po’ alla volta.
L’istinto di un predatore.
Rimasi in silenzio per un anno intero. Ai miei nonni parlavo con lo sguardo. Loro rispettavano il mio dolore.

pregio il ritmo
principio attivo la vendetta
essenza magica la perseveranza
controindicazioni sconsigliato ai deboli di stomaco

 

Cucciolo d'uomo - la promessa di MilaCucciolo d’uomo – la promessa di Mila
Matteo Strukul
Edizioni E/O
Collana: Sabot/age
Area geografica: Autori italiani
ISBN: 9788866326090
Pagine: 192
Data di pubblicazione: 22 aprile 2015
prezzo di copertina 16,00 euro

Libreria Ubik di Monterotondo

Matteo Strukul

I tre libri della serie di Mila

A condurre l’incontro Chiara Calò

Se La ballata di Mila era rock, l’ultimo capitolo della saga di Mila Zago può dirsi un’opera lirica. Come è nata Mila Zago? Che donna è?

Mila Zago nasce dalla mia riflessione di lettore sulla mancanza, nella narrativa italiana noir o pulp, di un personaggio femminile che fosse protagonista assoluta e non comprimaria di una figura maschile predominante, una donna ancorata alla territorialità in cui riconoscersi e che mi appartiene personalmente. C’erano le solite dark Lady, più che altro stereotipi dei modelli americani, seducenti e malefiche e quindi ho pensato di rovesciare questo modello. Alla fine penso che Mila rappresenti molte delle donne italiane, anche se l’invenzione è qualcosa che va oltre la realtà. Le donne sono più interessanti da raccontare perché riservano molte più contraddizioni.

La buona legge di Maria Sole, Luigi Romolo Carrino

La buona legge di Maria Sole

Due personaggi come Mila o Maria Sole, di Luigi Romolo Carrino ne La buona legge di Mariasole, altro romanzo della collana Sabot-age, ma ambientato a Napoli, rappresentano due donne molto forti. Il luogo, l’ambientazione, dà identità e io voglio avere un romanzo fortemente identitario e credo che le culture si raccontino anche attraverso i luoghi. L’Italia è un insieme di tante culture. La marcia in più per me è stata quella di ancorare la storia all’elemento del reale anche se non voglio che il reale cancelli l’aspetto dell’invenzione.

Cucciolo d’uomo – la promessa di Mila racconta realtà terribili di cui conosciamo l’esistenza ma non ce ne interessiamo: parlo delle baby factory.

Matteo Strukul

Matteo Strukul

E’ evidente che il tema dei profughi è attuale e di dominio pubblico, ma nel racconto fatto dai media viene occultata la parte dell’attività criminale:“McMafia” è stato definito. Alcune mafie, come quelle nigeriane, che analizzo nel libro, sfruttano questo esodo per fare consegnare bimbi o donne alle attività criminali, comprese le attività di adozione illegale.
Un bambino di colore, a cui è stato tolto l’uso della parola, è la forza incredibile che muove in Mila il suo istinto materno e il motivo scatenante per cui ho voluto raccontare questa storia.

Quali sono stati i tuoi esordi da lettore?

Matteo Strukul

firma copie

Ho iniziato con l’Iliade, e il personaggio che amo di più è Aiace il Telamonio, una figura di guerriero romantico che mi è rimasta addosso. Dopo aver letto I tre moschettieri sono rimasto fedele a quel modello, infatti i tre romanzi della serie dedicata a Mila si rifanno ai tre romanzi di Alexandre Dumas legati alle avventure dei moschettieri. In seguito ho letto tutta la letteratura per ragazzi. E poi Shakespeare, Shiller, Ibsen.
In questo romanzo ho inserito Tolstoj citando il cane Bulka un personaggio delle sue fiabe.
Recentemente ho adorato Nicolaj Lilin un autore che invece di buttarsi nell’autobiografismo ha creato un mondo che prima non c’era.

L’autore

Matteo Strukul è nato a Padova nel 1973. Laureato in legge, è dottore di ricerca in diritto europeo dei contratti. Scoperto dallo scrittore Massimo Carlotto, è ideatore e fondatore di Sugarpulp e collabora con «Il Venerdì di Repubblica» e altre riviste e quotidiani. Nel 2011 ha pubblicato nella Collezione Sabot/age delle Edizioni E/O La ballata di Mila, cui ha fatto seguito nel 2013 Regina nera. Nel 2014 è uscito La giostra dei fiori spezzati (Mondadori). Cucciolo d’uomo è il suo quarto romanzo. La saga di Mila è stata opzionata per il cinema ed è in corso di pubblicazione in quindici Paesi nel mondo fra cui Usa, Regno Unito, Canada, Australia, India e Nuova Zelanda. Matteo vive insieme a sua moglie Silvia fra Padova e Berlino. Il suo sito internet è: www.matteostrukul.com.

(dal sito della casa editrice E/O)

Giusi R.

Domenica 29 giugno alle ore 18 presso la libreria Ubik di Monterotondo lo scrittore Matteo Strukul presenterà il suo thriller storico

La-giostra-dei-fiori-spezzati

La giostra dei fiori spezzati. Il caso dell’angelo sterminatore

Matteo Strukul

2014, 284 p., rilegato

Mondadori  (collana Omnibus)

Disponibile anche in eBook

Incipit

La città era un unico, grande polmone scuro che respirava sotto la coperta di neve candida.

La città è Padova, siamo nel 1888 e in una notte gelida, lungo il fiume Piovego che attraversa il popolare borgo del Portello, zona periferica e malfamata della città, viene trovato il corpo straziato di una prostituta.

Ad occuparsi del caso è chiamato l’ispettore Roberto Pastrello che trascina nella difficile indagine il suo vecchio amico Giorgio Fanton, cronista di giudiziaria, insieme all’inquietante criminologo e alienista Alexander Weisz, paladino della giustizia e in particolare difensore delle donne.
I tre amici iniziano a esplorare l’ambiente della prostituzione. Incappano in Toni Cortèo, tenutario di una casa di tolleranza al Portello, dove si prostituiva la prima vittima del “predatore”, come lo chiama Weiz. A guidarli l’affascinante zingara Erendira, bella, misteriosa, ambigua. Unico indizio: tutte le donne uccise hanno il nome di un fiore.
A contrastare le indagini ci pensa Marco Zancan, cronista del quotidiano progressista «Il Veneto». Con i suoi articoli dai toni scandalistici attacca l’operato dell’ispettore Pastrello, incitando alla rivolta gli abitanti del Portello.

Gli ingredienti del noir gotico ci sono tutti e ben miscelati fra indagini storiche, legali e politiche, in una Padova che scopriamo insospettabile, per nulla inferiore alla Londra di Dickens e di sir Arthur Conan Doyle, o alla Parigi di Balzac. E uno dei temi sociali di fondo di questo romanzo è la violenza nei confronti delle donne, soprattutto quelle più indifese e vittime del degrado.

Per dare un volto al feroce omicida, che firma i suoi delitti inscenando il macabro più crudo, Matteo Strukul si serve di tre eroi, diversi fra loro ma complementari: Giorgio Fanton, buongustaio, amante della musica e delle donne ma soprattutto della bella Erendira. Roberto Pastrello, energico e determinato, laureato in giurisprudenza insieme all’amico Giorgio, ha preferito la carriera nella Pubblica Sicurezza. Figura più controversa è Alexander Weisz che incarna il superuomo geniale e maledetto, misantropo, consumatore di laudano, eroe carismatico, vittima lui stesso, ma in grado di penetrare la mente malata dell’assassino.

La forza di questo libro risiede nella capacità di raffigurare con un lessico ricercato e diretto una Padova ottocentesca, caratterizzata in un suo preciso momento storico e dipinta con il bianco della neve, il rosso del sangue, il nero della notte.
Vediamo i personaggi muoversi con disinvoltura lungo stradine, argini del fiume, ponti, piazze, palazzi, viali e sullo sfondo, la pancia del diavolo, il Portello con i suoi bassifondi, contrappunto del celebre Caffè Pedrocchi, ritrovo di intellettuali e uomini politici, chiamato Il caffè senza porte perché rimaneva aperto a tutte le ore del giorno.
La realtà storica e l’immaginario dell’autore si fondono in un’idea narrativa che è la materia stessa del racconto. La lingua e lo stile ricalcano, attualizzandoli, gli autori e i temi di riferimento, come Dan Simmons e il suo triller storico Drood ambientato nella Londra dark e misteriosa del 1860 che ha come protagonisti due scrittori amici/nemici come Charles Dickens e Wilkie Collins.
Matteo Strukul, con un lavoro autoriale di studi e ricerche storiche riesce a fare sua una materia già rivisitata, è in grado di lavorarla, rilocalizzarla, fino a renderla originale.
Anche se mette in scena il macabro, Strukul indugia sui particolari senza quella ossessione stilistica del noir spinto all’immagine estrema, dove nulla è lasciato all’immaginazione ma ogni dettaglio è esplicato.

Nelle pagine conclusive del libro Alexander Weisz dichiara “L’uomo è in tutto e per tutto uno dei più grandi misteri che la natura abbia concepito nel proprio disegno”. Con queste parole mi allaccio a una citazione di Umberto Eco “La società può uccidere ma anche risanare”. Il romanzo si chiude con lo scioglimento del nodo che, inasprendone i conflitti, si era stretto come un cappio attorno alla città di Padova.

Joe Lansdale dice di Matteo Strukul, come riportato sulla copertina del libro

“È una delle voci più importanti del nuovo thriller italiano”

Ma se Joe Lansadale è pulp, macabro, irriverente, il suo pregio è di non prendersi troppo sul serio. Spesso i suoi truculenti personaggi agiscono in situazioni talmente surreali da trasformare l’horror e lo splatter in grottesco.

Giusi R.

Matteo Strukul è nato a Padova nel 1973. Scrittore e sceneggiatore di fumetti italiano è ideatore e fondatore del magazine Sugarpulp. Scoperto da Massimo Carlotto, ha pubblicato per le edizioni E/O, Collezione Sabot/Age, i romanzi pulp-noir La Ballata di Mila e Regina nera (entrambi semifinalisti al prestigioso Premio Scerbanenco / La Stampa). I libri hanno per protagonista la bounty hunter Mila Zago e sono in corso di pubblicazione in 16 Paesi nel mondo fra cui Stati Uniti, Inghilterra, Australia e India. Dai romanzi è stata tratta la serie a fumetti Red Dread, sceneggiata da Matteo e disegnata da Alessandro Vitti, vincitrice del Premio Leone di Narnia come miglior serie a fumetti italiana del 2012.

Incontro con i protagonisti della collezione Sabot-age, edizioni E/O, diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto, nell’ambito del primo weekend noir, organizzato dalla libreria Ubik di Monterotondo.

Una collana dedicata alle storie che il nostro Paese non ha più il coraggio di raccontare. «Di Sabot/Age e’ possibile una doppia lettura: “sabotaggio” ed “Era del Sabot”, lo zoccolo di legno che, ai tempi della rivoluzione industriale, veniva lanciato dagli operai negli ingranaggi delle macchine quando erano esausti. Noi siamo esausti della menzogna che ci opprime.» (Dalla presentazione di Massimo Carlotto)

Hanno presentato la Collezione

L’Editor delle edizioni E/O Claudio Ceciarelli

Gli scrittori

Carlo Mazza con Il cromosoma dell’orchidea

Piergiorgio Pulixi con La notte delle pantere

Eduardo Savarese con Le inutili vergogne

Roberto Riccardi con Venga pure la fine

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Ha coordinato l’incontro Marco Piva

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Presentiamo questa sera un gruppo di autori seri, talentuosi, uniti in un progetto mitico nato da un’idea di Colomba Rossi e Massimo Carlotto. Una serata di grande festa da vivere insieme, perché gli unici veri destinatari dei racconti sono i lettori. Sabot-age come sabotaggio, rottura, distruzione dei paletti che riducono il nostro ventaglio di interesse e dimostrano l’importanza della categoria di genere.

Come è nata questa collana e quali sono le finalità e gli obiettivi?

Claudio Ceciarelli – Sono un editor e mi occupo di seguire il lavoro degli autori prima della pubblicazione. Per la collezione Sabot-age i primi due titoli sono usciti nel 2011 sono stati  La ballata di Mila di Matteo Strukul e Lupi di fronte al mare di Carlo Mazza. Sono poi usciti Una brutta storia di Piergiorgio Pulixi e Sinistri di Tersite Rossi.

Finora sono stati pubblicati tredici titoli, tutti nati da una riflessione sull’urgenza di costruire un contenitore editoriale che non fosse una gabbia per gli autori. Venivamo da un periodo di sovraesposizione e quasi banalizzazione del “genere” noir – poliziesco. L’idea era creare un corto circuito rischioso puntando sulla letterarietà del racconto e le qualità umane dello scrittore.

Il primo autore a presentare il suo libro è Carlo Mazza, barese di nascita, bancario di professione. Con Il cromosoma dell’orchidea, suo secondo romanzo della Collezione Sabot-age, scandaglia in maniera profonda nel malcostume politico italiano. Il cromosoma dell’orchidea fa riferimento all’abuso edilizio indiscriminato che ha causato forti rischi di natura idrogeologica.

Un problema che è molto diffuso. Non ho parlato in modo esplicito di Bari, ma ho citato una probabile città del sud. Spesso vengono descritte storie che possono avvenire ovunque, poi si localizzano e alla fine si lascia intendere, anche tramite un piccolo particolare, che quella è una realtà tipica di una determinata città. Non aver indicato una realtà specifica ha prodotto invece uno strano risultato. Quando presento il libro spesso mi viene chiesto se, quando ho scritto questa storia, mi sono ispirato in modo particolare alla loro realtà cittadina. Ma questa identificazione non è merito mio, le storie di rischio idrogeologico sono tutte uguali.

Piergiorgio Pulixi ha esordito con Una brutta storia che, come racconto noir, è una botta di adrenalina. La notte delle pantere prosegue le gesta della squadra guidata dal corrotto ispettore Biagio Mazzeo.

L’ambientazione non è specifica, quelli in cui si svolgono le mie storie sono “non luoghi”. Scrivo polizieschi e il mio autore di riferimento è Ed McBain con la sua serie di romanzi dell’87º Distretto. Lui non localizzava in una città reale le sue storie e diceva che lo faceva per avere una maggiore libertà, per non avere limitazioni dal punto di vista narrativo. Non volevo che il luogo prevalesse sui personaggi. Per questo motivo chiamo la città immaginaria “giungla”.

Roberto Riccardi presenta Venga pure la fine seguito della saga del tenente Rocco Liguori. La missione del tenente Liguori è investigare presso il Tribunale dell’Aja sul colonnello Milan Dragojevic, accusato di crimini di guerra. Questo libro contiene messaggi che sono come macigni: in guerra esiste sempre una motivazione per uccidere.

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Napoletano, scrittore, magistrato, finalista al Calvino 2012 Edoardo Savarese presenta il suo romanzo Le inutili vergogne. Con un libro così è come spingere il piede sull’acceleratore. Emerge nella sua produzione letteraria l’importanza dei ricordi. Nel rivivere e rinnovare un ricordo non c’è il rischio di rimanere ancorati al passato o uno stimolo di rivincita?

Il tema della memoria mi è molto caro, con il tema della guerra, delle stragi, del genocidio, ma credo che i personaggi di questo romanzo, come tutti, devono fare i conti con la memoria per liberarsene.

Una domanda all’editor Claudio Ceciarelli. Nel percorso della costruzione di un romanzo, quello dell’editor è un ruolo cruciale. Quali sono le modifiche necessarie da apportare a un testo senza snaturarlo?

Questo è l’aspetto più bello e difficile di questo lavoro. Io ho un’attitudine esageratamente ripiegata su me stesso. La mia non è una volontà di sovrapposizione ma di maieutica socratica, intesa come arte di aiutare.
Nella pagina iniziale di un libro ogni parola pesa una tonnellata in più perché l’autore non ha ancora acchiappato il lettore. Di solito gli editor sono essi stessi scrittori, ma in questo caso crescono quei pericoli di sovrapporsi allo scrittore, pericolo che non esiste per chi fa un altro tipo di mestiere.
Mi capita anche di sbagliare, ma sempre in buona fede e la quadratura del cerchio è che l’autore alla fine deve sentire il libro ancora più suo. Preferisco l’editing a distanza con segni in vari colori per le segnalazioni.

E se anche noi lettori riusciamo a cogliere in tutti loro stili e sfumature diverse vuol dire che ciò che l’editor ha detto è vero. Ora una domanda che potrebbe sembrare provocatoria. Parlare d’amore nei racconti noir è possibile?

Carlo Mazza – Parlare d’amore nei polizieschi è quasi vietato, ai lettori di questo genere non piace. A me è sembrata una regola così rigida che ho pensato di superarla.

Parlare d’amore per la “pantera” di Piergiorgio Pulixi è difficile, ma c’è tanta tenerezza in questo libro. Il senso di protezione nei confronti della squadra che Biagio prova, fa nascere quel senso di empatia per un personaggio che in fondo è un bastardo.

Piergiorgio Pulixi – L’amore è il motore della storia anche se è bandito nel mondo criminale, ma c’è. La saga si basa sull’amore anche se può sembrare un paradosso, è un mondo violento ma l’amore rappresenta la luce nel fondo del tunnel. È bello vedere come l’amore li cambia, li forgia o come c’è la rinuncia all’amore. I miei romanzi sono viaggi emozionali.

Anche per Rocco Liguori, il personaggio creato da Roberto Riccardi, amare non è facile, perché deve spostarsi continuamente. Secondo te è possibile per agenti impegnati in compiti così delicati vivere un amore stabile?

Roberto Riccardi – Non solo è possibile ma addirittura necessario. Nella poesia “Veglia” il poeta Giuseppe Ungaretti ci rende fortissima l’immagine del soldato che veglia il suo compagno morto. Sono diventato un autore perché la persona che amo ama leggere è una cosa da cui non prescinderei mai. Il cammino umano è talmente complesso che non si può affrontarlo da solo.

Eduardo Savarese nei suoi romanzi ci racconta di amori sofferti, travagliati, anche non vissuti. Vale la pena amare anche in determinate circostanze?

Gli amori di questo romanzo sono molto disturbanti. C’è anche tanto amore verso Dio e c’è la scena d’amore davanti all’immagine sacra. La tragedia ci rassicura sempre. C’è una dimensione nobile nella tragedia. Nei miei romanzi c’è invece una parte cinica, grottesca.

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Un incontro non convenzionale quello con gli autori della Collezione Sabot-age, affollato di scrittori di talento. Per apprezzarli al meglio non resta che leggerli.

Giusi R.