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Incontro con i protagonisti della collezione Sabot-age, edizioni E/O, diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto, nell’ambito del primo weekend noir, organizzato dalla libreria Ubik di Monterotondo.

Una collana dedicata alle storie che il nostro Paese non ha più il coraggio di raccontare. «Di Sabot/Age e’ possibile una doppia lettura: “sabotaggio” ed “Era del Sabot”, lo zoccolo di legno che, ai tempi della rivoluzione industriale, veniva lanciato dagli operai negli ingranaggi delle macchine quando erano esausti. Noi siamo esausti della menzogna che ci opprime.» (Dalla presentazione di Massimo Carlotto)

Hanno presentato la Collezione

L’Editor delle edizioni E/O Claudio Ceciarelli

Gli scrittori

Carlo Mazza con Il cromosoma dell’orchidea

Piergiorgio Pulixi con La notte delle pantere

Eduardo Savarese con Le inutili vergogne

Roberto Riccardi con Venga pure la fine

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Ha coordinato l’incontro Marco Piva

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Presentiamo questa sera un gruppo di autori seri, talentuosi, uniti in un progetto mitico nato da un’idea di Colomba Rossi e Massimo Carlotto. Una serata di grande festa da vivere insieme, perché gli unici veri destinatari dei racconti sono i lettori. Sabot-age come sabotaggio, rottura, distruzione dei paletti che riducono il nostro ventaglio di interesse e dimostrano l’importanza della categoria di genere.

Come è nata questa collana e quali sono le finalità e gli obiettivi?

Claudio Ceciarelli – Sono un editor e mi occupo di seguire il lavoro degli autori prima della pubblicazione. Per la collezione Sabot-age i primi due titoli sono usciti nel 2011 sono stati  La ballata di Mila di Matteo Strukul e Lupi di fronte al mare di Carlo Mazza. Sono poi usciti Una brutta storia di Piergiorgio Pulixi e Sinistri di Tersite Rossi.

Finora sono stati pubblicati tredici titoli, tutti nati da una riflessione sull’urgenza di costruire un contenitore editoriale che non fosse una gabbia per gli autori. Venivamo da un periodo di sovraesposizione e quasi banalizzazione del “genere” noir – poliziesco. L’idea era creare un corto circuito rischioso puntando sulla letterarietà del racconto e le qualità umane dello scrittore.

Il primo autore a presentare il suo libro è Carlo Mazza, barese di nascita, bancario di professione. Con Il cromosoma dell’orchidea, suo secondo romanzo della Collezione Sabot-age, scandaglia in maniera profonda nel malcostume politico italiano. Il cromosoma dell’orchidea fa riferimento all’abuso edilizio indiscriminato che ha causato forti rischi di natura idrogeologica.

Un problema che è molto diffuso. Non ho parlato in modo esplicito di Bari, ma ho citato una probabile città del sud. Spesso vengono descritte storie che possono avvenire ovunque, poi si localizzano e alla fine si lascia intendere, anche tramite un piccolo particolare, che quella è una realtà tipica di una determinata città. Non aver indicato una realtà specifica ha prodotto invece uno strano risultato. Quando presento il libro spesso mi viene chiesto se, quando ho scritto questa storia, mi sono ispirato in modo particolare alla loro realtà cittadina. Ma questa identificazione non è merito mio, le storie di rischio idrogeologico sono tutte uguali.

Piergiorgio Pulixi ha esordito con Una brutta storia che, come racconto noir, è una botta di adrenalina. La notte delle pantere prosegue le gesta della squadra guidata dal corrotto ispettore Biagio Mazzeo.

L’ambientazione non è specifica, quelli in cui si svolgono le mie storie sono “non luoghi”. Scrivo polizieschi e il mio autore di riferimento è Ed McBain con la sua serie di romanzi dell’87º Distretto. Lui non localizzava in una città reale le sue storie e diceva che lo faceva per avere una maggiore libertà, per non avere limitazioni dal punto di vista narrativo. Non volevo che il luogo prevalesse sui personaggi. Per questo motivo chiamo la città immaginaria “giungla”.

Roberto Riccardi presenta Venga pure la fine seguito della saga del tenente Rocco Liguori. La missione del tenente Liguori è investigare presso il Tribunale dell’Aja sul colonnello Milan Dragojevic, accusato di crimini di guerra. Questo libro contiene messaggi che sono come macigni: in guerra esiste sempre una motivazione per uccidere.

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Napoletano, scrittore, magistrato, finalista al Calvino 2012 Edoardo Savarese presenta il suo romanzo Le inutili vergogne. Con un libro così è come spingere il piede sull’acceleratore. Emerge nella sua produzione letteraria l’importanza dei ricordi. Nel rivivere e rinnovare un ricordo non c’è il rischio di rimanere ancorati al passato o uno stimolo di rivincita?

Il tema della memoria mi è molto caro, con il tema della guerra, delle stragi, del genocidio, ma credo che i personaggi di questo romanzo, come tutti, devono fare i conti con la memoria per liberarsene.

Una domanda all’editor Claudio Ceciarelli. Nel percorso della costruzione di un romanzo, quello dell’editor è un ruolo cruciale. Quali sono le modifiche necessarie da apportare a un testo senza snaturarlo?

Questo è l’aspetto più bello e difficile di questo lavoro. Io ho un’attitudine esageratamente ripiegata su me stesso. La mia non è una volontà di sovrapposizione ma di maieutica socratica, intesa come arte di aiutare.
Nella pagina iniziale di un libro ogni parola pesa una tonnellata in più perché l’autore non ha ancora acchiappato il lettore. Di solito gli editor sono essi stessi scrittori, ma in questo caso crescono quei pericoli di sovrapporsi allo scrittore, pericolo che non esiste per chi fa un altro tipo di mestiere.
Mi capita anche di sbagliare, ma sempre in buona fede e la quadratura del cerchio è che l’autore alla fine deve sentire il libro ancora più suo. Preferisco l’editing a distanza con segni in vari colori per le segnalazioni.

E se anche noi lettori riusciamo a cogliere in tutti loro stili e sfumature diverse vuol dire che ciò che l’editor ha detto è vero. Ora una domanda che potrebbe sembrare provocatoria. Parlare d’amore nei racconti noir è possibile?

Carlo Mazza – Parlare d’amore nei polizieschi è quasi vietato, ai lettori di questo genere non piace. A me è sembrata una regola così rigida che ho pensato di superarla.

Parlare d’amore per la “pantera” di Piergiorgio Pulixi è difficile, ma c’è tanta tenerezza in questo libro. Il senso di protezione nei confronti della squadra che Biagio prova, fa nascere quel senso di empatia per un personaggio che in fondo è un bastardo.

Piergiorgio Pulixi – L’amore è il motore della storia anche se è bandito nel mondo criminale, ma c’è. La saga si basa sull’amore anche se può sembrare un paradosso, è un mondo violento ma l’amore rappresenta la luce nel fondo del tunnel. È bello vedere come l’amore li cambia, li forgia o come c’è la rinuncia all’amore. I miei romanzi sono viaggi emozionali.

Anche per Rocco Liguori, il personaggio creato da Roberto Riccardi, amare non è facile, perché deve spostarsi continuamente. Secondo te è possibile per agenti impegnati in compiti così delicati vivere un amore stabile?

Roberto Riccardi – Non solo è possibile ma addirittura necessario. Nella poesia “Veglia” il poeta Giuseppe Ungaretti ci rende fortissima l’immagine del soldato che veglia il suo compagno morto. Sono diventato un autore perché la persona che amo ama leggere è una cosa da cui non prescinderei mai. Il cammino umano è talmente complesso che non si può affrontarlo da solo.

Eduardo Savarese nei suoi romanzi ci racconta di amori sofferti, travagliati, anche non vissuti. Vale la pena amare anche in determinate circostanze?

Gli amori di questo romanzo sono molto disturbanti. C’è anche tanto amore verso Dio e c’è la scena d’amore davanti all’immagine sacra. La tragedia ci rassicura sempre. C’è una dimensione nobile nella tragedia. Nei miei romanzi c’è invece una parte cinica, grottesca.

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Un incontro non convenzionale quello con gli autori della Collezione Sabot-age, affollato di scrittori di talento. Per apprezzarli al meglio non resta che leggerli.

Giusi R.