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Dal 23 gennaio al 1 marzo 22 autori francofoni in 14 città d’Italia

È partito giovedì 23 gennaio 2014 a Palermo, con lo scrittore Jean-Philippe Toussaint, il tour della quarta edizione del Festival de la Fiction Française – Festival della narrativa francese.

Organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, il festival farà tappa in 14 città, da nord a sud della penisola: Bari, Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Mantova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Roma, Torino, Venezia e accoglierà 24 romanzieri.

Tra i 22 autori francofoni saranno presenti: Vassilis Alexakis, Didier Decoin, Marc Dugain, Jean-Noël Schifano, Jean-Philippe Toussaint. I più attesi sono i recenti premi letterari Emmanuelle Pireyre premio Médicis 2012 con il libro Féerie générale, e Pierre Lemaître premio Goncourt 2013 con Au revoir là-haut (Ci rivediamo lassù edito in Italia da Mondadori)

In questa nuova edizione del festival aumenta il numero delle scrittrici, passate dalle quattro del 2013 alle otto di quest’anno. Tra queste, Yasmine Ghata, ma anche Maylis de Kerangal, Emmanuelle Pireyre, Joy Sorman o le esperienze originali di Julia Deck.

Pierric Bailly e Michael Uras completano questa nuova generazione di autori chiamati a testimoniare nel corso del festival la nuova creatività letteraria francese.

Il programma

programma per autori.pdf  programma per città.pdf

Vi proponiamo la traduzione dell’incipit di Corniche Kennedy uno dei romanzi di Maylis de Kerangal

Panoramica Kennedy

Si danno appuntamento all’uscita della curva, dopo la Malmousque, quando la scogliera riappare sopra il litorale, via rapida tracciata fra terra e mare, bordo d’asfalto. Aderisce alla costa così come circonda la città, stringendo le eccedenze, congestionata alle ora di punta, fluida di notte – e luminosa allora, la sua traccia fluorescente serpeggia nelle focali dei satelliti piazzati in orbita ad anni luce dalla terra. Gioca come una soglia magnetica al margine del continente, zona di contatto e non frontiera, dal momento che la si sa porosa, attraversata da passaggi e scalinate che salgono verso i vecchi quartieri, o scendono sulle rocce. Fissandola si pensa a un fronte disteso che la vita riveste da ogni lato, una linea di fuga, planetaria, senza estremità: si è sempre a metà di qualcosa, in pieno interno. È là che quella passa ed è là che noi siamo.

Traduzione di Giusi R.